
I migliori libri d'arte da leggere
I titoli imperdibili per conoscere l'arte
I migliori libri di arte contemporanea: ecco i titoli imperdibili da leggere per comprendere a fondo artisti, correnti e storia. Aggiornati a gennaio 2025.
Se siete appassionati di arte o desiderate approfondire la conoscenza degli artisti, delle correnti e delle rivoluzioni stilistiche del XX e XXI secolo, una selezione accurata di libri è fondamentale. Dai migliori libri d'arte che raccontano la storia di movimenti iconici, ai più bei cataloghi d'arte, fino a testi di architettura e fotografia che catturano l'essenza visiva del nostro tempo, questi titoli sono un must per comprendere a fondo i protagonisti e i capolavori che hanno segnato la storia dell'arte moderna e contemporanea.
Catalogo dell’Arte Moderna n. 60
di AA.VV., 1080 pagg., ill. a colori e in b/n, Editoriale Giorgio Mondadori, € 98.
Conosciuto anche come CAM, questo catalogo dalla lunga storia fornisce dati e informazioni su aste, quotazioni, esposizioni, biografie, tecniche. Dal 1962, con una formula collaudata che riesce a rinnovarsi di anno in anno senza però perdere la propria fisionomia, aggiorna artisti, collezionisti e appassionati sullo “stato dell’arte” in Italia. Quest’anno una copertina dorata, per festeggiare il traguardo delle 60 edizioni, ospita un’opera iconica di Angelo Accardi, artista presentato dal testo critico di Mimmo Di Marzio. Tra gli approfondimenti, i 150 anni dell’Impressionismo; il secolo di vita del Surrealismo; la grande fotografia italiana del Novecento; le Accademie dell’Aquila, Brera, Palermo e Ravenna, ma anche diritto d'autore e intelligenza artificiale. Oltre 1000 artisti, grandi aste ed opere, tutte racchiuse in un unico catalogo aggiornato.
Qui per saperne di più e acquistare il CAM 60.
Lucio Fontana – Catalogo ragionato delle sculture ceramiche
a cura di Luca Massimo Barbero, 818 pagg. in 2 tomi con cofanetto, 250 ill. a colori e 2.108 in b/n, Skira, € 350.
A parte un Ballerino di Charleston in ceramica modellato in Argentina nel 1926, la «vera e propria attività in questo campo», raccontava Lucio Fontana, iniziò dieci anni dopo, alla fabbrica Mazzotti di Albisola, «con una cinquantina di pezzi: alghe, farfalle, fiori, coccodrilli, aragoste, tutto un acquario pietrificato e lucente». Lì, come in seguito a Sèvres, «ho ricercato e studiato la forma», associandola rigorosamente al colore. «Le mie sculture sono state sempre policrome». E qui sta il punto: «I critici dicevano ceramica. Io dicevo scultura». Questo catalogo, esito della ricerca e del lavoro della Fondazione Fontana, presenta duemila sculture realizzate tra il 1929-30 e il 1966: maschere, guerrieri, formelle, «stranissimi animali mai esistiti», tanti concetti spaziali e tre Vie Crucis.

Alighiero Boetti – Catalogo generale
A cura di Archivio Alighiero Boetti, 680 pagg. in 2 volumi, in italiano e in inglese, 2.000 ill. a colori e in b/n, Electa, € 280.
Nel 1980 Alighiero Boetti (1940-1994) sottolineava: «Non sono un pittore. Sono un artista ed è per questa ragione che uso tecniche non pittoriche». L’idea però era pittorica, sempre. Nell’intervista citata, un dialogo con il gallerista Kazuo Akao, Boetti chiarisce anche l’importanza del disegnare con entrambe le mani: «È una sorta di conversazione con me stesso in cui esploro il positivo e il negativo, l’ego e l’alter ego, l’ordine e il disordine. È come se dietro una mano ci fosse Alighiero e dietro l’altra Boetti». L’intervista, tutta da leggere, apre la seconda parte del terzo volume del Catalogo generale, dedicata agli anni dal 1980 al 1987. Il periodo, per Boetti, non è facile. Dopo l’invasione sovietica del 1979 non può più recarsi nell’amato Afghanistan. Le proposte per grandi mostre diminuiscono e il suo lavoro pare meno richiesto. Sono anche gli anni della morte della madre, della separazione da Anne Marie Sauzeau e dell’incidente d’auto che nel 1982 lo immobilizza per due mesi. Per questo il volume è più introspettivo, con opere che spaziano da concetti “pubblici”, come le Mappe, i Tutto o il nuovo filone delle Copertine, a opere grafiche «dal carattere intensamente privato», come le Clessidra, cerniera e viceversa, i collage di animali, la serie Tra sé e sé, i fregi.
Mario Dionisi. Catalogo generale delle opere - Primo volume
224 pagg., Editoriale Giorgio Mondadori, € 80.
Il primo volume del Catalogo Generale di Mario Dionisi raccoglie oltre 500 opere che spaziano tra disegni, arte plastica, concettuale e astratto-informale. Il catalogo documenta il percorso dell'artista affermato, caratterizzato da una costante ricerca e dalla volontà di distaccarsi dalla postmodernità. Il suo lavoro sfocia nell’Espressionismo concettuale, dove l’emozione prevale sul figurativo, stimolando i sensi e l’intuito del pubblico. Il volume include una selezione di apparati e un testo critico di Fortunato D’Amico, che sottolinea come Dionisi integri l’eredità dell’arte antica con le sperimentazioni moderne. L’artista, secondo Dionisi stesso, usa l’arte per sensibilizzare su tematiche ambientali e il destino mortale dell’uomo.
Ai Weiwei: 1000 anni di gioie e dolori
di Ai Weiwei, pagg. 368, Feltrinelli, € 28.
Per Ai Weiwei (Pechino, 1957) l’arte è politica, perché «ogni individuo è politico, se vive all’interno della società». L’irriducibilità di questa convinzione e le azioni che ne conseguono gli hanno attirato l’ostilità delle autorità cinesi, culminata nel 2011 in una detenzione illegale di 81 giorni in un luogo segreto. In quei mesi di segregazione e solitudine, Ai Weiwei si è interrogato sull’origine del proprio impegno e l’ha trovata radicata nell’infanzia trascorsa in esilio e nell’esempio di suo padre. Intellettuale e poeta tra i più grandi della Cina moderna, alla fine degli anni Cinquanta fu accusato di anticomunismo ed esiliato, con la famiglia, nel deserto dei Gobi. In questo libro Ai Weiwei ripercorre la storia della sua famiglia e la propria, riflettendo su quanto abbia plasmato la sua creatività l’essere nato sotto un regime totalitario.
Racconto dell'arte occidentale
di Philippe Daverio, pagg. 432, Solferino, € 29
Non solamente un catalogo, ma un libro che ripercorre la storia dell'arte occidentale con gli occhi della contemporaneità, sotto la guida eccezionale di Philippe Daverio. Il grande divulgatore qui passa dall'antica Grecia alla Pop art, da Giotto a Monet, attraversando tremila anni di storia e di storie sull’arte con l’ausilio di un ricco apparato di immagini. Philippe Daverio conferma il suo estro interpretativo e la sua abilità narrativa dando vita a un grande racconto della nostra cultura. L'analisi del patrimonio di tutti spazia dalla scultura alla pittura all'architettura, per fornire sia informazioni basilari che piccoli segreti, aneddoti e confronti dei grandi nomi dell'arte.
ALFONSO BORGHI. I colori raccontano
a cura di Jean Blanchaert, pagg. 64, Editoriale Giorgio Mondadori, € 20
Un prezioso volume nato dalla mostra di Alfonso Borghi alla Fondazione Mudima di Milano nel 2023. L'esposizione, qui raccontata, ha presentato circa trenta opere, tra dipinti e ceramiche, con cinque lavori monocromi ispirati alla poesia "Vocali" di Arthur Rimbaud. Il libro offre una panoramica delle opere in mostra, evidenziando il vigore dei colori e l'uso della materia che caratterizzano lo stile di Borghi. Blanchaert descrive l’arte di Borghi come un connubio tra antico e moderno, con colori e figure che emergono dalla sua profonda coscienza, coinvolgendo l’osservatore in un’esperienza ipnotica. L'artista, originario di Campegine, è un autodidatta che ha esposto in tutto il mondo. Influenzato dal Cubismo e dall’Espressionismo, Borghi ha sviluppato uno stile personale che spazia dal figurativismo all’astrattismo.
Catalogo generale delle opere di Vittoria Palazzolo. Primo volume
Pagg. 208, Editoriale Giorgio Mondadori, € 72
Il primo volume del catalogo di Vittoria Palazzolo raccoglie oltre 200 opere che celebrano la trentennale carriera di un’artista di rilievo nel panorama contemporaneo, riconosciuta dalla critica e apprezzata dal mercato. Ogni opera riflette una coerenza poetica, tra emozioni intense e richiami intimi, trasmettendo gioia e vitalità. Completo di testi di Daniela Pronestì, Giovanni Faccenda e Giuseppe Possa, il volume documenta la vocazione dell’artista a celebrare la Vita, la Bellezza e la Verità attraverso la pittura.
Io non cancello - La mia vita fraintesa
di Emilio Isgrò e Chiara Gatti, 208 pagg., Solferino, € 18
Emilio Isgrò, artista e poeta, racconta in questa autobiografia la sua vita e carriera. È a Venezia, dove si trasferisce nel 1960, che inventa la "cancellatura" come forma d'arte: questo gesto nasce durante un lavoro di editing su un articolo, quando si accorge che le correzioni creano più cancellature che parole, un'intuizione che diventa rivoluzionaria. Nel 1964, Isgrò utilizza il pennarello per cancellare interi testi, sfidando i codici tradizionali della comunicazione e provocando reazioni contrastanti: alcuni lo vedono come un atto politico, altri come una provocazione. La cancellatura diventa una delle sue opere distintive, applicata a testi classici come "L'inferno" di Dante, il "Vangelo di Giovanni" e "L'infinito" di Leopardi, rendendo la parola visiva e, allo stesso tempo, un paradosso: un atto che promuove la parola attraverso l’immagine.
100 luoghi del contemporaneo in Italia
di Nicolas Ballario 272 pagg., 327 ill. a colori, 24 Ore Cultura, € 65.
Musei, associazioni e fondazioni, ma anche eventi, esposizioni diffuse, singole opere d’arte: questo libro dimostra che la stratificazione culturale del nostro Paese è un alveo più che mai accogliente per gli artisti di oggi.

Il sublime astratto
a cura di Pietro Conte, 116 pagg., 4 ill. a colori e 8 in b/n, Johan&Levi, € 20.
Per Barnett Newman (1905-1970), espressionista astratto, «l’invenzione della bellezza da parte dei Greci», cioè la bellezza come ideale da perseguire, è diventata nel tempo per l’arte e l’estetica europee un’ossessione accecante. «La naturale aspirazione dell’essere umano a esprimere attraverso le arti la propria relazione con l’Assoluto ha finito per essere identificata e confusa con il dispotico imperativo della perfezione». Da parte sua, Erwin Panofsky, studioso di iconologia medievale e rinascimentale, vedeva nella libertà dall’oggetto dell’arte non figurativa un «mero arbitrio» autoreferenziale e un po’ barbaro. Questa antologia propone scritti di autori che si confrontano con le diverse posizioni che negli anni gli artisti hanno sviluppato sulla "perfezione".
Julian Schnabel
a cura di Hans Werner Holzwarth, Louise Kugelbert, 572 pagg., 547 ill. a colori e in b/n, Taschen, € 75.
Un'edizione pop, in formato ridotto, della monumentale monografia da collezione che nel 2021 Taschen aveva pubblicato in sole 1.000 copie. Ma i testi, a partire da quello in apertura di Laurie Anderson, e le immagini su grandi pagine sono esattamente gli stessi. Esagerato e roboante in ogni sua espressione, che dipinga o si racconti, che disegni casa sua o diriga un film, Schnabel è un vulcano in costante attività, una forza della natura che travolge, urta o emoziona. Nato nel 1951 a New York, inizia la sua carriera a metà degli anni Settanta quando la pittura è ormai considerata morta, ma non da lui. I suoi lavori, su supporti di ogni tipo, mescolano tecniche e materiali, parole e oggetti trovati, dai famosi plate paintings, dipinti realizzati su superfici costellate da frammenti di piatti in ceramica, ai japanese paintings, con colori a olio su foto digitali, alla serie Anno Domini. Senza dimenticare le sculture, i film e le architetture..
Jean Nouvel by Jean Nouvel: 1981-2022
di Jean Nouvel, Philip Jodidio, 784 pagg., 567 ill. a colori e in b/n, Taschen, € 150.
Un libro imponente, essenzialmente fotografico, un concentrato del lavoro e della visione del francese, archistar con una spiccata attitudine alla ribellione, che da ragazzo voleva fare il pittore e che in fondo quella vocazione non l’ha mai disattesa. Cresciuto alla scuola di Claude Parent e Paul Virilio, di cui fu assistente, da allora Nouvel ha percorso la strada dell’architettura di situazione, fondata sui principi di specificità, singolarità e contestualizzazione di ogni progetto, una scelta che professa e difende nel Louisiana Manifesto. Qui riportato nelle prime pagine, resta la miglior sintesi del Nouvel pensiero. Denuncia chi progetta senz’anima, in modo «automatico» e lancia una sfida: che l’architettura «sia vibrante, riecheggiando perennemente l’universo che cambia». Un obiettivo concepibile solo se si ha il coraggio di «lavorare ai limiti del realizzabile – con il misterioso, il fragile, il naturale» e che diventa chiaro quando la Koncerthuset di Copenhagen emerge luminosa nel buio, quando il centro commerciale One New Change, a Londra, esalta in mille riflessi la cupola di St. Paul, o quando a Doha fioriscono rose del deserto come il Museo Nazionale del Qatar.
Artiste e femminismo in Italia
di Paola Ugolini, 228 pagg., 23 ill. in b/n, Marinotti, € 24.
Critica d’arte e femminista, Carla Lonzi (1931-1982) preferiva la differenza all’uguaglianza. Definiva anzi quest’ultima «il principio in base al quale l’egemone continua a condizionare il non-egemone». Facendo proprio questo pensiero, Paola Ugolini decide di proporre – è il sottotitolo del suo libro – una rilettura non egemone della storia dell’arte, «diversa da come la si può trovare narrata nei manuali scolastici», non solo declinata al femminile, ma anzi filtrata attraverso «le lenti del femminismo». Dalle pioniere Bice Lazzari e Carol Rama fino alle millennials Silvia Giambrone, Romina De Novellis e Benni Bosetto, il percorso coinvolge 23 artiste che hanno operato in Italia dalla prima metà del Novecento a oggi e che hanno espresso, nei loro lavori, aspirazioni e istanze radicali, sociali, urbane, ecologiche e di genere, estetiche e sempre politiche.
Scopri il percorso di emancipazione delle donne nell'arte.
Atlante dell’arte contemporanea nel Mediterraneo
a cura di Patrizia Mania, Roberto Pinto, 240 pagg., 50 ill. a colori e in b/n, Round Robin, € 19.
Area di scambi storici, ma anche di contemporanei e potenziali incontri, il Mediterraneo sale più spesso agli onori della cronaca per le «tante emergenze socio-politiche, identitarie, diasporiche, migratorie» che lo attraversano e lo feriscono. Di fronte alle tragedie di questa parte travagliata del mondo, c’è chi sceglie il punto di vista della paura e chi quello dell’immedesimazione. Gli artisti, in genere, fanno quasi d’istinto la seconda scelta, contribuendo, scrive Patrizia Mania, «a mettere a fuoco e a individuare pionieristicamente la necessità di ricorrere a un approccio etico». Questo Atlante, parte di un più ampio progetto nato in seno all’Università della Tuscia, raccoglie ricerche e contributi su esperienze artistiche che negli ultimi trent’anni si sono sviluppate qui o sono state ispirate da quanto vi accade, dalle fotografie di Beirut di Gabriele Basilico (1991) a Barca Nostra di Christoph Büchel (2018-2019).
Racconti dipinti sui muri
a cura di Franca Rizzi Martini, 144 pagg. 15 ill. a colori e 15 in b/n, € 17
Questa volta la serie Di arte in arte di Neos incrocia la Street art e raccoglie quindici storie di altrettanti autori ispirate ai murales più significativi di Torino, lavori collocati per lo più in zone popolari, fuori dai classici percorsi culturali.
Arte povera. Storia e storie, di Germano Celant
640 pagg., Electa, € 60
Il libro di Germano Celant rappresenta un riferimento fondamentale per chi vuole approfondire l'Arte Povera, un movimento che ha rivoluzionato l'arte contemporanea. Celant, che nel 1967 ha coniato il termine "Arte Povera", raccoglie qui tutti i suoi scritti principali sugli artisti che hanno definito il movimento, tra cui Alighiero Boetti, Jannis Kounellis, Luciano Fabro e Michelangelo Pistoletto. L'ultima edizione propone il suo testo cult del 1985, integrato con nuove riflessioni che approfondiscono la poetica e il linguaggio degli artisti. Celant esplora l'uso di materiali essenziali e naturali, come acqua, pietra e fuoco, e il modo in cui questi elementi sono stati impiegati per sfidare le convenzioni artistiche.
L'arte contemporanea. Da Cézanne alle ultime tendenze, di Renato Barilli
480 pagg., ill., Feltrinelli, € 19
Il libro "L'arte contemporanea. Da Cézanne alle ultime tendenze" di Renato Barilli presenta una sintesi innovativa della storia dell'arte moderna, evitando il focus su singoli artisti per esplorare le questioni centrali dell'arte in relazione alla cultura e alla tecnologia. Barilli analizza l'evoluzione dell'arte attraverso due modelli principali: uno che cerca una sintonia con la tecnologia meccanica e l'altro che riflette l'influenza dell'elettronica e del postmoderno. Il testo colloca l'arte contemporanea in un contesto culturale più ampio, esaminando le sue tensioni e dinamiche nel panorama odierno.
Officina Gio Ponti
a cura di Manfredo di Robilant, Manuel Orazi, 280 pagg., 264 ill. a colori, Quodlibet, € 32.
Dalle porcellane Richard-Ginori alla Superleggera, dalla Torre Pirelli a un numero di Domus, il catalogo dei lavori di Gio Ponti «sembra fatto di tanti microcosmi, ognuno sufficiente a se stesso», ma allo stesso tempo “pontiano”. La loro cifra sta forse proprio nell’unicità di ogni progetto, nella ricerca ad hoc che Ponti ha sempre preferito alla tipizzazione di un processo. Per rappresentarne l’attività multiforme – fu architetto, pittore, docente universitario, costumista, scenografo, arredatore, disegnatore per l’industria e scrittore – Manfredo di Robilant e Manuel Orazi hanno scelto l’immagine dell’officina, dove «i materiali lavorati possono variare, ma gli strumenti e il metodo di lavoro sono comuni». Il libro raccoglie otto saggi inediti, di cui due firmati da loro, sulla scrittura, la grafica, l’architettura e il design di un autore poliedricamente fedele a se stesso.
Cina 1974
Gae Aulenti, 96 pagg., 69 ill. in b/n, Humboldt Books, € 20
Nell’autunno del 1974 Gae Aulenti viaggia da Hong Kong a Pechino, da Shanghai a Nanchino. È ancora la Cina delle biciclette, delle mille botteghe e della Grande Muraglia senza turisti, ma qualcosa sta cambiando. Cina 1974 è il suo reportage, con grandi panoramiche e dettagli rivelatori.

Joel Meyerowitz – A Question of Color
testi di Joel Meyerowitz, Robert Shore, 224 pagg., 200 ill. in b/n e a colori, Thames&Hudson, € 28.
Quando Joel Meyerowitz (New York, 1938) acquistò le sue prime pellicole, nel 1962, i fotografi “seri” scattavano in bianco e nero. Il colore era per i dilettanti, non per chi faceva della fotografia un’arte. Questo assioma indiscutibile, però, gli pareva almeno da verificare. Decise perciò di affrontare a modo suo la «questione del colore», con un progetto sul campo, come sarebbe poi sempre stato nel suo stile, ma del tutto privato, «un dialogo con me stesso». Per diversi anni, ogni volta che era possibile, scattava a distanza di pochi istanti la stessa foto con due fotocamere diverse, una caricata a colori, l’altra in bianco e nero e ne metteva a confronto i risultati, cercando punti forti e debolezze. Una selezione di quelle straordinarie coppie di fotografie, realizzate tra il 1963 e il 1971, si trova in questo libro.

Quattro fotografi, di Daria Jorioz
120 pagg., 26 ill. in b/n e a colori, Lyasis, € 18.
Fare preferenze in certi casi è un bene, come nel caso dei Quattro fotografi che Daria Jorioz ha «insindacabilmente scelto come i “miei” prediletti», Mario De Biasi, Pepi Merisio, Gian Paolo Barbieri, André Villers. A ciascuno in questo libro riserva un capitolo-ritratto, condividendo ciò che ha potuto cogliere incontrandoli o lavorando con loro. Ricordi, aneddoti, impressioni si fondono in una trama in cui la fotografia è intimamente connessa con la vita. Così di De Biasi emerge «l’entusiasmo con cui guardava al mondo», di Merisio «la limpidezza dello sguardo», di Barbieri la capacità di «cogliere e rivelare la bellezza», di Villers «l’esercizio innato della meraviglia». Completa il volume una selezione di testi, già pubblicati tra il 2012 e il 2022, su Vittorio Sella, Gabriele Basilico, Robert Doisneau, Elliott Erwitt, Steve McCurry, Edward Burtynsky, Olivo Barbieri, Ugo Lucio Borga.
Volti nel tempo – Una storia del ritratto fotografico, di Phillip Prodger
256 pagg., 255 ill. a colori e in b/n, Einaudi, € 42.
La macchina fotografica «è come uno squalo spietato con un solo occhio vacuo», scrive Phillip Prodger. «È incredibile che un dispositivo del genere possa catturare qualcosa di bello, ineffabile e fondamentalmente umano come l’identità». Eppure lo fa o, meglio, può farlo nelle mani del fotografo, che sceglie la posizione, il formato della pellicola, la lunghezza focale dell’obiettivo e soprattutto il momento in cui scattare. A fare la differenza è «la soggettività umana», la scelta, in fondo misteriosa, di quella certa «minuscola frazione di vita». Lo storico e curatore britannico dimostra la sua intuizione attraverso un’ampia indagine sul ritratto, sulle applicazioni che può avere, dalle foto segnaletiche a quelle patinate delle riviste di moda, e sulle funzioni che ha assunto nel tempo, sociali, culturali, economiche, artistiche o private. Nel suo libro, una pioggia di esempi d’autore, dai pionieri dell’Ottocento agli innovatori di oggi.
Ci sono anche donne nella fotografia: scoprile qui.
La fotografia d'arte, di David Bate
240 pagg., ill. a colori, Einaudi, € 44
"Arte e fotografia" di David Bate è un'esplorazione completa e dettagliata dell'evoluzione della fotografia come forma d'arte, tracciando il suo percorso dalle prime immagini create con il dagherrotipo fino alle tecniche digitali contemporanee. Il critico esplora le complesse interazioni tra i due campi, evidenziando come si siano influenzati reciprocamente e assiduamente. Attraverso un'analisi storica e tematica, il libro copre una vasta gamma di stili fotografici, dal pittorialismo all'uso concettuale, mostrando quanto la fotografia sia oggi un mezzo artistico vitale e in continua evoluzione. Bate estende l'analisi oltre il contesto angloamericano ed europeo, esaminando anche le emergenti realtà fotografiche in Asia, Africa e Medio Oriente. Il testo considera figure storiche come William Henry Fox Talbot e artisti moderni come Nan Goldin e Gillian Wearing. In un mondo in cui la fotografia è onnipresente, l'autore invita a riflettere sul suo significato prima della sua invenzione e sul suo impatto sulla cultura visiva.