Art Basel 2024
Cosa aspettarsi da questa edizione
Nata nel 1970 e diventata da tempo la fiera d’arte moderna e contemporanea più importante del mondo, Art Basel si è “moltiplicata” con gli appuntamenti annuali a Miami Beach, Hong Kong e Parigi, ma Basilea resta il luogo in cui, dal 13 al 16 giugno, collezionisti, investitori, direttori di museo, curatori, artisti e semplici appassionati di tutto il mondo non possono mancare. È qui che si anticipano le tendenze e si tirano le conclusioni dei dodici mesi precedenti.
Quest’anno saranno presenti 285 gallerie (22 per la prima volta), come sempre la crema del panorama mondiale, che porteranno dipinti, sculture, installazioni, foto, video e arte digitale, il meglio degli artisti che rappresentano per ogni fascia di prezzo. Sulla Messeplatz i visitatori saranno accolti da un lavoro dell’artista concettuale Agnes Denes, Honouring wheatfield. A confrontation, un campo di grano che resterà sulla piazza fino al momento del raccolto. Un lavoro che per Maike Cruse, neodirettrice di Art Basel, «ridefinisce il dialogo tra l’ambiente, la Land art e il valore delle cose».
Dopo due anni di crescita nel post-pandemia, il mercato nel 2023 ha rallentato, subendo i colpi dell’inflazione e del costo del denaro, delle turbolenze politiche in Europa e negli Stati Uniti e delle guerre in Ucraina e in Medioriente. Per questo gli acquisti si sono fatti più selettivi nella fascia alta, che era stata determinante per il rilancio del mercato nel 2021 e 2022. Anche chi vorrebbe vendere in questo momento preferisce attendere tempi migliori, quindi se la domanda rimane robusta, come confermano i direttori delle case d’asta maggiori, l’offerta di collezioni importanti è al momento in stand-by. La conclusione, rivela un insider del settore, è che ora è il momento giusto per acquistare, non per vendere.
Tuttavia, secondo l’annuale Art Market Report pubblicato da Art Basel e da UBS, le vendite stimate del mercato globale dell’arte nel 2023 − 60 miliardi di euro contro i 62,7 miliardi del 2022 − è un dato comunque migliore, sia pure leggermente, di quello registrato nell’anno pre-pandemico 2019 (59,7 miliardi di euro). Rispetto all’anno scorso, le case d’asta hanno registrato un decremento del 7%, parzialmente limitato, però, da un +2% stabilito nelle vendite private.
L’arte contemporanea e del Secondo dopoguerra continua a essere trainante, rappresentando il 53% delle transazioni, mentre il moderno oggi pesa per il 25%. Nel 2000 il rapporto era rovesciato: 17% contro 31%. Cresce la presenza delle artiste, che hanno rappresentato nel 2023 il 24% nelle aste di arte contemporanea. In questo settore del mercato, insieme all’arte del Secondo dopoguerra, il 93% delle opere vendute si colloca nel cosiddetto entry level (fino a 50mila dollari/45mila euro). Ma questo segmento pesa solo per il 12% sul fatturato globale, dominato dall’high end, le due fasce che comprendono lavori del valore compreso tra 1 e 10 milioni di dollari (920mila-9,2 milioni di euro) e quelli aggiudicati a più di 10 milioni di dollari: il primo pesa per l’1% in termini di opere vendute, ma per il 35% se si parla del valore, mentre il secondo, che nel 2023 ha rappresentato appena lo 0,03% dei lotti venduti, vale il 20% del totale delle aggiudicazioni.
Un’altra novità di rilievo viene dal numero di opere vendute in asta e realizzate negli ultimi vent’anni, un dato in costante crescita: nel 2023 sono state quasi 36mila e rappresentano il 30% del fatturato del settore contemporaneo e del Secondo dopoguerra. Anche in un anno economicamente complicato non sono mancate, comunque, aggiudicazioni molto significative: la Femme à la montre di Pablo Picasso, del 1932, è stato aggiudicato a 130,6 milioni di euro, mentre un Bassin aux nymphéas di Claude Monet è stato pagato 69,2 milioni, un Basquiat 62 milioni (El gran espectaculo, 1983) e una Figure in movement di Francis Bacon, del 1976, 49 milioni di euro.
Eppure, nonostante questi numeri eccellenti, le opere vendute nel 2023 in questo segmento del mercato sono scese quasi del 25%, traducendosi in un calo drastico del 40% del suo valore rispetto al 2022.
L’offerta in fiera è, come sempre, molto ampia, con opere per tutte le disponibilità, o quasi. Tra le gallerie italiane si segnalano Tucci Russo, che porterà un lavoro di Daniel Buren, Photosouvenir: prismes et miroirs, del 2019 (185mila euro + Iva) e un bronzo di Tony Cragg, In frequencies, del 2018 (360mila euro + Iva). Alfonso Artiaco offrirà due lavori recenti di Giulio Paolini, Firmamento (180mila euro +Iva) e Anri Sala, Surface to air XV (200mila euro + Iva). Raffaella Cortese punta, tra gli altri, su Anna Maria Maiolino, di cui offre un’opera della Propitious series del 2008 (165mila euro), e su Edi Hila: il suo dipinto, In the middle of the road, costa 45mila euro. Tornabuoni è presente con un Trovatore di Giorgio de Chirico, del 1968, e un Concetto spaziale. Attese di Lucio Fontana, del 1967. Da Mazzoleni si potranno acquistare opere, tra gli altri, di Michelangelo Pistoletto, Dono di Mercurio allo specchio, del 1971, e Giulio Paolini, L’altra immagine, del 1983. A arte Invernizzi punta sugli artisti per cui è considerata un’autorità a livello internazionale: ci saranno nello stand anche opere di Mario Nigro e Günter Umberg. Da Lia Rumma si troveranno opere di William Kentridge (160mila euro), Wael Shawky (100mila euro) e Wolfgang Laib (10/100mila euro), mentre Massimo Minini proporrà una grande tela di Carla Accardi del 2012 (170mila euro + Iva) un lavoro di Daniel Buren (180mila euro + Iva). Tra le gallerie straniere si segnalano Hauser & Wirth, che esporrà diverse star del calibro di Frank Bowling, Rashid Johnson, Jack Whitten e Rita Ackermann, mentre da Lehmann Maupin saranno di scena Do Ho-Suh (Self- portrait/s, del 2011), Lari Pittman, Nari Ward e Liza Lou. Thaddaeus Ropac porterà un prezioso quadro di Robert Rauschenberg del 1985, un Sigmar Polke del 1994 e Magic meadow, un lavoro della stessa datazione di Joan Snyder. Sprovieri offrirà un importante e grande lavoro di Jannis Kounellis (Untitled, 1960), mentre da Gisela Capitain ci saranno opere di Tobias Pils, Ryan Sullivan e un vetro colorato di Kristi Cavataro (Untitled, 2023).
Sempre più fiore all’occhiello di Art Basel, la sezione Unlimited, curata anche quest’anno da Giovanni Carmine, direttore della Kunst Halle di Sankt Gallen, è dedicata alle installazioni monumentali e alle opere che non possono essere esposte, per un motivo o per l’altro, in uno stand. È un unicum nel panorama internazionale dell’arte contemporanea: una fantastica mostra, che dura solo quattro giorni, di capolavori in vendita. Quest’anno vi saranno esposte 70 opere. Imperdibili il riallestimento di The wake of resurrection of the Bicentennial Negro, la prima personale multimediale di Faith Ringgold, del 1975, come pure le installazioni di Chiharu Shiota, The extended line, del 2023-2024 e Reinhard Mucha, Island of blessed. Ma è sufficiente scorrere i nomi degli artisti esposti ad Unlimited per capire l’importanza di questa sezione di Art Basel: Carl Andre, Christo, Dan Flavin, Jenny Holzer, Donald Judd, Yayoi Kusama, Hiroshi Sugimoto e Alicja Kwade, insieme all’italiano Salvo, tra gli altri.
Nella sezione Feature due gallerie straniere, Larkin Erdmann e Sans titre, dedicano personali, rispettivamente, ad Antonio Calderara ed Ezio Gribaudo, mentre il gallerista bergamasco Thomas Brambilla esporrà le opere di Klaus Rinke. Altre personali sono dedicate a Peter Halley (Maruani Mercier), Jean Tinguely (Mueller) e Leonora Carrington (Wendy Morris). Da non perdere, nella sezione Kabinett, gli stand dedicati a Martin Creed (Rudiger Schöttle), Paula Rego (Cristea Roberts), Spencer Finch (Nordenhake), Leon Kossoff (Annely Juda) e a Horst Antes e Robert Mapplethorpe (Franco Noero e Meyer Riegger).
Questo approfondimento è tratto dal n. 610 di Arte. La rivista di arte, cultura e informazione è acquistabile in edicola o sul sito di Cairo Editore.