Giorgio De Chirico

Volos (Grecia), 10 luglio 1888 - Roma, 20 novembre 1978

Formazione: dal 1903 al 1905 Giorgio De Chirico frequenta il Politecnico di Atene, completando gli studi all’Akademie der Bildenden Kunste di Monaco (1906-09), dove subisce l’influenza dei simbolisti tedeschi Klinger, Thoma e, soprattutto, Böcklin.

 

Nel corso di una lunga malattia legge gli scritti di Schopenhauer e Nietzsche e realizza i primi dipinti autonomi rispetto all’influsso di Böcklin.

 

Soggetti: al Salon d’Automne del 1912 espone per la prima volta le malinconiche piazze urbane, popolate di monumenti solitari e chiuse da ciechi porticati. Verso la fine del 1914 introduce l’iconografia del manichino, in parallelo con alcune elaborazioni letterarie del fratello Alberto Savinio.

 

Nel 1917 conosce De Pisis e Carrà. A partire dal 1919, con articoli pubblicati in “Valori Plastici”, “La Ronda”, “Il Convegno” e “Il Primato artistico italiano”, de Chirico dichiara la sua volontà di «ritorno al mestiere»: parallelamente, la sua produzione abbandona i soggetti propriamente metafisici, per riprenderli in qualche misura solo dal 1925 (serie degli “Archeologi”, dei “Mobili nella valle”, dei “Gladiatori”).

 

Intorno al 1930-31 avviene un’ulteriore svolta nella sua pittura, influenzata prima da Renoir, poi dall’arte seicentesca: le componenti barocche diventano prevalenti dagli anni Quaranta in poi, con tele molto lavorate. A metà degli anni Sessanta, accanto a repliche di opere del periodo metafisico, propone una originale e ironica rielaborazione di temi e immagini già presenti in alcune litografie e bozzetti teatrali realizzati intorno al 1930.