Boccioni: le opere pre futuriste in mostra
Alla Fondazione Magnani Rocca a Parma
Umberto Boccioni, con le sue opere come La Città che sale, La Risata o Stati d'animo, è il maestro indiscusso del Futurismo Italiano. Ha realizzato però innumerevoli opere in precedenza: si trovano ora in mostra alla Fondazione Magnani Rocca di Parma.
La mostra di Umberto Boccioni (1882-1916) alla Fondazione Magnani-Rocca, di taglio storico accurato, è incentrata sul periodo prefuturista che va da 1900 al 1910, una fase meno conosciuta ma di fondamentale importanza per gli sviluppi della ricerca dell’artista.
Il percorso espositivo, che presenta oltre cento opere di Boccioni e di altri pittori a confronto, si articola in tre sezioni dedicate ai periodi di Roma, Venezia e Milano, curate da Francesco Parisi, Virginia Baradel, Niccolò D’Agati, Stefano Roffi.
La prima sezione documenta il periodo di formazione romano, dove il giovane Umberto frequenta (insieme a Gino Severini e Mario Sironi) lo studio di Giacomo Balla, che gli insegna la nuova tecnica della pittura divisionista. Con questa tecnica supera i limiti della tradizionale figurazione verista, utilizzandola poi anche nei primi quadri con temi futuristi, come La città che sale.
Sono esposti qui anche interessanti esempi di disegni e stampe della sua attività come illustratore commerciale. Un focus specifico riguarda la Mostra dei rifiutati al foyer del Teatro Costanzi, cui partecipa Boccioni con altri oppositori delle tendenze ufficiali.
Nella seconda sezione viene analizzato lo sviluppo della sua ricerca durante i soggiorni a Padova (dove viveva la madre) e a Venezia, l’ultimo dei quali coincide con la Biennale del 1907. Di quel periodo sono i viaggi in Russia e quello particolarmente stimolante a Parigi. A Venezia si iscrive all’Accademia del nudo e si perfeziona anche nella tecnica dell’incisione sotto la guida di Alessandro Zezzos.
Boccioni arriva a Milano nel 1907. Nella capitale lombarda si confronta con le opere dei maggiori divisionisti come Gaetano Previati, Angelo Morbelli e Giuseppe Pellizza da Volpedo; frequenta la Permanente e la Famiglia artistica dove espone anche con futuri compagni dell’avventura futurista come Carlo Carrà.
Nel 1909 avviene l’incontro decisivo con Marinetti, e nel 1910 è l’ispiratore del primo Manifesto dei pittori futuristi. Marinetti scrive la presentazione della sua prima mostra personale a Ca’ Pesaro a Venezia nel 1910, anche se i lavori esposti non sono ancora veramente futuristi.
Lungo il percorso espositivo si possono vedere i più significativi dipinti di Umberto Boccioni, pastelli e disegni del giovane Boccioni. La selezione comprende opere come Campagna romana o Meriggio (1903), Ritratto della signora Virginia (1905), Il romanzo di una cucitrice (1908), Ritratto della signora Maffi (1910), e Controluce (1909), un magnifico ritratto della madre a spalle nude.
Molto utile per inquadrare il contesto artistico e culturale in cui era coinvolto Boccioni è il confronto con i dipinti di altri artisti come Giacomo Balla, Gino Severini, Mario Sironi, Carlo Carrà, Gaetano Previati, Roberto Basilici e Giovanni Sottocornola.
Questo approfondimento è tratto dal n. 601 di Arte. La rivista di arte, cultura e informazione è acquistabile in edicola o sul sito di Cairo Editore.