Lucio Fontana al Museo Novecento di Firenze
Credits: Museo Novecento su IG

Lucio Fontana e il corpo femminile

Al Museo Novecento di Firenze

Al Museo Novecento, un’inedita lettura dell’opera del grande spazialista ne individua la genesi nell’eros e nella stretta relazione tra creazione artistica, procreazione e nascita della vita nell’universo. 

Lucio Fontana al Museo Novecento di Firenze
Museo Novecento su IG
Lucio Fontana al Museo Novecento di Firenze
Lucio Fontana: la storia

Un artista talmente innamorato del corpo femminile da farne l’origine di tutto il suo mondo. È l’inedita lettura dell’opera di Lucio Fontana (Rosario di Santa Fé, 1899 – Comabbio, Varese, 1968) proposta da Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento di Firenze che, sotto l’egida dello scandaloso dipinto di Gustave Courbet L’origine du monde (1866), distribuisce su due piani delle ex Leopoldine 88 opere del maestro italo-argentino.

«Fare dell’arte è una delle manifestazioni dell’intelligenza dell’uomo; difficile stabilirne i limiti, le ragioni, le necessità».

Così scriveva Fontana nel 1953, in occasione della mostra alla Galleria del Naviglio. Un’indagine, per quanto ardua, delle ragioni, delle necessità e perfino dei limiti (sempre che ve ne siano) dell’arte di Fontana è quanto si prefigge la mostra al museo fiorentino, che, spiega Risaliti, apre a nuove interpretazioni «individuando la genesi degli Ambienti spaziali, dei Concetti spaziali e delle Nature nella stretta relazione tra creazione artistica, procreazione e nascita della vita nell’universo: l’eros, insomma, inteso come forza generatrice della vita umana e del cosmo. Eros sempre in bilico tra l’alto del mondo platonico e il basso materialismo delle funzioni sessuali».

Lucio Fontana al Museo Novecento di Firenze
Museo Novecento su IG
Lucio Fontana al Museo Novecento di Firenze
Lucio Fontana: la mostra e il percorso

All’ingresso della mostra, a marcare simbolicamente la cesura tra l’opera di Lucio Fontana e la tradizione del Novecento italiano, troviamo una scultura di Arturo Martini del 1935, già nella Collezione Alberto Della Ragione, che fa da trait d’union con la sezione tematica permanente Nudi. L’universo femminile (con opere tra gli altri di Felice Casorati, Marino Marini e Mario Sironi).

Sergio Risaliti, che ci accompagna nella visita, fa notare come questa donna che guarda lontano con un’espressione rapita, il capo leggermente reclinato all’indietro come a presagire un segno dal cielo, simboleggi lo stupore di fronte alla svolta rivoluzionaria impressa da Fontana all’arte del XX secolo: l’Attesa di Martini funge dunque da preludio all’Attesa espressa da Fontana nei suoi Concetti spaziali. Comunemente definiti Tagli, i Concetti spaziali, Attese sono le opere più iconiche e celebri di Fontana. Attraverso un’azione rapida e diretta, l’artista taglia la tela con una lama affilata, tracciando sulla superficie uno o più segni, che aprono letteralmente la strada alla terza dimensione: uno spazio “oltre” che modifica la natura stessa dell’identità dello spazio pittorico.

Come nota Giulio Carlo Argan nel 1960: «Quel taglio o quei tagli cadono sempre nel punto giusto, ubbidiscono alla necessità di rompere il piano perfetto come se la materia, portata al limite ultimo della rarefazione, volesse recuperare, in quell’incidente, il senso della realtà della propria esistenza: e infatti quel taglio è solco, della terra o della donna, lo stesso che mette in comunicazione la superficie, terrestre od umana che sia, con la spazialità profonda, imperscrutabile della creatività del cosmo. Dal limite ultimo dello spazio e del tempo, del determinato e dell’indeterminato, l’artista si volge indietro, perché ormai lo spazio che lo attrae non è più il cielo ma il profondo».

La mostra mette subito a confronto l’energia estetica di questi lavori con una sfrontata galleria di disegni erotici, realizzati a inchiostro su carta, che, quanto a schiettezza e audacia, non hanno nulla da invidiare alla “scandalosa” rappresentazione del corpo femminile fatta da Auguste Rodin nei suoi disegni “segreti”, pubblicati nel 2017 per la prima volta da Rizzoli nella raccolta Rodin. I disegni proibiti.

Lucio Fontana al Museo Novecento di Firenze
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Lucio Fontana al Museo Novecento di Firenze

Figura e astrazione, forma assoluta e contatto con la materia sono le polarità attorno alle quali ruota la rassegna fiorentina, che, avvalendosi del prestito di numerosi lavori della Fondazione Lucio Fontana, documenta la costante tensione sperimentale che caratterizza la ricerca dell’artista. Figure più tradizionali, donne malinconiche, pensose, colte nei momenti di intimità casalinga, in gesso (Maternità, 1926) o in terracotta (Nudo femminile seduto, 1940), si alternano a costellazioni di forme archetipiche che evocano continuamente il cerchio, la spirale, l’uovo, l’embrione, il seme, nel disegno (Ambiente spaziale, 1949), nella pittura (Concetto spaziale, 1962), nel rame laccato (Multiplo pillola, Concetto spaziale, 1967) o nel bronzo (Concetto spaziale, Natura, 1959-60). Grosse sfere irregolari con profondi buchi o tagli, ammassi di materia compatta e carica di energia, le Nature sono un simbolo di fecondità e celebrazione della vita. In queste figure, che interrogano il mistero dell’essere dell’uomo sulla terra e nel cosmo, il rapporto erotico con la materia diviene ancora più esplicito, come scrive Argan: «Siamo al mito ctonio, alle origini, dove la forma steatopigia della prima donna si confonde con quella del seme».

Lucio Fontana al Museo Novecento di Firenze
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Lucio Fontana al Museo Novecento di Firenze