Giulia Cenci: vincitrice Premio Cairo e espositrice Biennale Venezia
Credits: Premio Cairo

Giulia Cenci: influenze e ricerche

di Arianan Baldoni

Come lavora l'artista

Giulia Cenci, una talentuosa artista nata e cresciuta tra le bellezze di Cortona nel 1988, divide il suo tempo tra il cuore della Toscana e la vivace Amsterdam. La sua passione per l'arte l'ha portata a esporre le sue opere in rinomati musei e eventi artistici in tutto il mondo, inclusa una partecipazione prestigiosa alla Biennale di Venezia nel 2022, dove ha catturato l'attenzione con la sua creatività unica. Giulia ha anche aggiunto al suo prestigioso curriculum la vittoria del 21° Premio Cairo, dimostrando il suo impegno e il suo talento nel mondo dell'arte contemporanea.

Cenci, nel 2012 si è diplomata all’Accademia di belle arti di Bologna e poi ha conseguito un master alla St. Joost Academy di Den Bosch, in Olanda. Chi sono stati gli autori che hanno influenzato la sua poetica?

«Maestri antichi come Piero della Francesca e Hieronymus Bosch, e alcune scultrici contemporanee, come Louise Bourgeois e Isa Genzken. E poi la pittura straordinaria di Francis Bacon».

 

Nel 2022 ha partecipato alla Biennale di Venezia con dead dance, un’installazione di centocinquanta metri, visibile volgendo lo sguardo in alto, costituita da frammenti anatomici e rottami di macchine per l’agricoltura industriale. A che cosa punta la sua ricerca?

«È come un flusso continuo diviso per capitoli. Parto dalla visione della realtà dove si costruiscono regole, per tendere a un mondo che invece non corrisponde al reale secondo modalità gerarchiche. Per questo gli animali sono spesso i protagonisti, mentre gli umani sono esseri silenziosi, simili ad avatar, nel contrasto tra progresso e natura. Rifletto sul nostro presente e sulle possibilità del reale».


La complessità processuale del suo lavoro va dal prelievo dell’oggetto quotidiano alla sua fusione e modellazione, per creare calchi di corpi frammentati, poi abbinati a residui industriali talvolta associati a materie organiche. Che cosa sottende l’ibridazione fra natura e tecnologia, tra manualità e produzione industriale?

«Nelle mie opere, interamente prodotte in studio, cerco di ritrovare un “io” sommerso all’interno di paesaggi dove quest’ultimo viene annullato. Spesso la soggettività è incanalata e uniformata secondo principi di somiglianza che trasformano l’identità in prototipo. A questa umanità omologata tento di accostare un mondo parallelo, come rivincita personale».

Qual è la forma di potere più pericolosa, oggi?

«Un vecchio signore chiamato Capitalismo».


E il bene più alto da salvaguardare?

«La libertà e il nostro habitat».


Un invito che vorrebbe ricevere?

«Visitare il mondo prima dell’esistenza umana».


Nell’intervista rilasciata nel 2022 a Maurizio Cattelan su Icon ha dichiarato che l’arte: “È un’enorme attitudine alla libertà, è tutto scorretto. Se c’è regola viene distrutta ed è lì che avviene qualcosa”. Quale regola sovverte la sua arte?

«Più che una regola è un esercizio, un impegno a eludere il manierismo, oppure a essere manieristi con estrema libertà».


Giulia Cenci in tre parole.

«Quercia, luna, buio».

Questo approfondimento è tratto dal n. 608 di Arte. La rivista di arte, cultura e informazione è acquistabile in edicola o sul sito di Cairo Editore.

Cover Arte marzo 2024
Cairo Editore
Cover Arte marzo 2024