Come farsi conoscere nel mondo dell'arte?
Qualche suggerimento per orientarsi nel mondo dell’arte contemporanea
Dal saggio “The Death of the Artist and the Birth of the Creative Entrepeneur” di William Deresiewicz (The Atlantic, 2015) si comprende che nel corso degli anni il ruolo dell’artista è andato a modificarsi in funzione dei cambiamenti della società, facendo emergere la figura dell’artista come produttore che non deve più pensare solo al fare arte, ma a diversificare le sue competenze considerando anche il consumatore. Ecco così nascere la figura dell’artista imprenditore.
Diventa necessario che la sua visione si relazioni con ciò che l’attività imprenditoriale considera, come la promozione su mezzi cartacei, multimediali, della rete e, naturalmente, l’esposizione in mostre curate da professionisti e allestite in luoghi idonei.
“Tuttavia la nozione di artista come genio solitario (una forza culturale così potente, così determinante, ancora, del modo in cui pensiamo alla creatività in generale) è decaduta”
scrive William Deresiewicz.
“È così obsoleta, infatti, che il modello che l’ha sostituita è già obsoleto. Sta emergendo un nuovo paradigma [...] che è in procinto di rimodellare ciò che gli artisti sono: come lavorano, formano, commerciano, collaborano, pensano a sé stessi e sono pensati, di che arte si tratta, proprio come fece il modello del ‘genio solitario’ due secoli fa”.
Molte volte ci sentiamo chiedere come farsi conoscere, commercializzare le proprie creazioni, imporsi nel mercato dell’arte. Sono necessari investimenti, come nel caso di un imprenditore qualificato che decide a tavolino ciò che è più opportuno fare.
Come promuovere la tua arte?
Quali sono le mosse più giuste? A cosa dare la priorità? Chi scegliere come curatore o come figura di riferimento per proporre meglio il proprio “prodotto”? Questo termine può sembrare improprio, ma in effetti è di questo che si tratta, anche se di arte si parla.
Basti pensare alle vendite milionarie di grandi artisti ad aste internazionali: i compratori investono finanze per qualcosa a cui l’opinione pubblica dà un valore riconosciuto e in questo modo il quadro diventa a tutti gli effetti un “prodotto”. In questa considerazione vogliamo proporre pensieri di addetti ai lavori e anche di chi ha una visione più distaccata dal mondo artistico. Come questa di Mariangela Galatea Vaglio, insegnante, blogger, giornalista e scrittrice, dal suo blog:
“L’artista quando fa la sua opera è serio come un imprenditore serio quando fa la sua azienda: controlla le fonti come l’altro controlla i fornitori, fa quadrare il bilancio dell’opera come l’altro fa quadrare quello semestrale, è pignolo, meticoloso, testardo e capace di concentrazione assoluta”.
Le figure di un imprenditore come Adriano Olivetti e dell’artista Pablo Picasso hanno un filo conduttore comune: entrambi sono dei creativi che operano nella contemporaneità.
Adriano Olivetti diceva che l’obiettivo è:
“una fabbrica produttrice di bene e non solo di beni, perché oltre che dei suoi clienti l’imprenditore è responsabile di un team, di chi finanzia e di tutti quelli che ruotano intorno al suo brand”.
Quali sono le caratteristiche di un artista imprenditore di sé stesso?
- Una forte personalità può aiutare a imporsi sul mercato. Vuol dire dare la giusta importanza ai problemi e alle situazioni che si devono affrontare, senza essere coinvolti emotivamente.
- Avere dei motivi che ci inducono ad agire: spesso il fatto che una persona abbia successo o meno è strettamente connesso al suo grado di motivazione.
- Avere una mente aperta, cioè essere in grado di vedere oltre ciò che è visibile, interpretare gli eventi e capire in anticipo ciò che può accadere, essere al passo con i tempi interessandosi delle novità sia in campo sociale che in quello tecnologico e artistico, utilizzando le forme di comunicazione a proprio favore, per trasmettere idee e messaggi per mezzo delle proprie opere.
- Avere una mente pronta a programmare e organizzare, come in tutte le aziende c’è bisogno di capire a cosa dare la precedenza, per progettare il proprio percorso artistico: mostre, location, inserimento su riviste e cataloghi di settore, siti che rappresentino degnamente l’artista, presenza sui social, scelta delle opere in funzione delle tematiche richieste, eccetera.
Per chi non è in grado di soddisfare le caratteristiche elencate, il consiglio è quello di affidarsi alla figura del curatore.
Come riconoscere un curatore affidabile
Innanzitutto deve aver dimostrato nel tempo le sue capacità professionali, il suo curriculum dimostra come si è mosso nel settore lavorativo, deve essere riconosciuto dagli altri come persona qualificata e il suo ruolo non deve mai prevaricare quello dell’artista. Okwui Enwezor, curatore d’arte tra i più riconosciuti a livello internazionale, scomparso nel 2019, in un’intervista su questo argomento ha dichiarato:
“Riguardo al mio lavoro di curatore e alla sua dimensione intellettuale, parto dal presupposto che il mio intervento non possa mai soppiantare il primato dell’idea dell’opera [...] Più che definire rapporti gerarchici fra artista e curatore, tenderei a considerare la pratica curatoriale come un modo per qualificare, modificare e tradurre l’incontro fra queste due realtà, che diviene fondamentale sia per il binomio opera-artista, sia per chi guarda l’opera”.
La fiducia è alla base di tutto, ma non si può né dare né avere al primo incontro. Abbiamo, attraverso la rete, la possibilità di verificare chi effettivamente sia la persona che intendiamo prendere a riferimento, anche se interagire e dialogare di persona è l’unico modo per accertare l’esistenza di un’empatia che ci permetterà di collaborare nel modo migliore.
Tornando a parlare di cosa può fare l’artista per promuoversi e per diventare imprenditore di sé stesso, appuriamo che un professionista e un artista di successo pensano e agiscono in maniera diversa dagli altri, ma in entrambi i casi il buon risultato non arriva mai per caso e occorre guardare non solo al risultato, ma alle azioni che sono state necessario per contribuire ad ottenerlo.
Winston Churchill diceva:
“Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta”
Il coraggio è indispensabile per un artista, come la perseveranza e il continuare a lavorare nonostante eventuali fallimenti artistici, che contribuiscono sempre a fare meglio, a trovare artisticamente ciò che rappresenta pienamente il proprio pensiero. La ricerca del segno, del colore, della composizione, dei materiali, delle contaminazioni altro non è che una palestra per migliorare le proprie capacità, ascoltare i consigli, non dare nulla per scontato e prendere in considerazione anche chi non è del settore, per capire meglio come il pubblico si rapporta con l’opera, trovando così un valido passepartout per ottenere i risultati ambiti. Imprenditore e artista devono investire per la riuscita della propria attività. Come l’industriale acquista materiali e investe nel far conoscere il prodotto, così il nostro operatore artistico dovrà non solo produrre, ma veicolare la sua produzione.
Non ci si deve scoraggiare, né piangersi addosso, né pretendere che tutto sia dovuto. Come avviene nel commercio, cercate dei sostenitori, dei partner, degli sponsor. O un gallerista potrebbe credere e investire su di voi. Nel Rinascimento c’era il magnate, ora molte aziende legano il loro brand all’arte, potrebbe essere la prova del nove che voi valete; se questo non accade continuate, se siete sicuri di ciò che fate sarà solo questione di tempo e di incontri fortunati.
Nel sito http://mestbari.com, comunità on line di artisti, si affronta questa stessa tematica e viene scritto:
“Molti accettano qualsiasi artista purché paghi! Ovviamente quando ci rivolgiamo a un professionista nel campo del marketing e della comunicazione o a qualsiasi altra professionalità è logico che ci debba essere una retribuzione esattamente come noi, da artisti, vorremmo essere pagati quando cediamo una nostra opera d’arte. [...] Il primo passo, ed è per la maggior parte delle persone il più complicato, è quello di decidere di diventare un artista e, di conseguenza, quello di autodefinirsi artista, di pensarsi e pensare a sé stesso come artista”.
Chiedere all’artista ciò che vuole fare da grande è una delle prime cose che la figura del curatore d’arte dovrebbe domandare, anche perché egli stesso diventa portavoce dell’artista nei confronti del pubblico e della critica e non può esserne garante se non ci sono obiettivi molto chiari. Il tema trattato in queste poche righe potrebbe essere sicuramente ampliato sia sui pensieri espressi, che in altri settori correlati come gli aspetti legali, burocratici, istituzionali, la fatturazione, il copyright e molto altro. Vi ho messo in confusione? Troppe problematiche da affrontare? Se amate ciò che fate supererete tutto questo, ma ricordate che, come se avete dei problemi di salute cercate il medico migliore, dovete fare lo stesso per la vostra arte, cercare i consulenti migliori che offrano opportunità serie e che nel tempo abbiano dimostrato di essere sempre i più qualificati.