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Credits: Francesco Galli, courtesy of La Biennale di Venezia

59° Biennale di Venezia

20.04.2022

Ritorna in laguna l'Esposizione internazionale d'arte: un'anteprima sulla mostra principale.

Nel Padiglione Centrale, ai Giardini e all’Arsenale, la mostra curata da Cecilia Alemani: tra metamorfosi del corpo, ridefinizione del rapporto con la natura, gli animali e altre forme di vita. 

Il latte dei sogni - una fiaba postumana

Nel 1974, la pittrice e scrittrice surrealista Leonora Carrington (1917-2011) pubblica il romanzo Il cornetto acustico, la cui protagonista, una novantanovenne confinata in una bizzarra casa di riposo, vive una serie di avventure fantastiche, assistendo nel finale a un terremoto che raddrizza l’asse terrestre e dà inizio a una nuova era: sarà la Grande Madre a rifondare la società grazie a una comunità gestita da donne, dopo il fallimento di quella degli uomini. Anche la 59a Esposizione internazionale d’arte si apre con un (salutare?) scossone: la direttrice artistica Cecilia Alemani (Milano, 1977), nell’attuale clima di risveglio di attenzione per l’opera delle donne, ha infatti ideato una mostra di 213 artisti dove le presenze al femminile o appartenenti a un genere non binario toccano l’80 per cento. Una bella rivoluzione se si pensa che in passato, in Biennale ma non solo, le proporzioni erano ribaltate. Ed è proprio da Leonora Carrington e dal movimento artistico più “femminista” di tutti, il Surrealismo – nessuna corrente ha avuto tante seguaci come quella fondata da André Breton nel 1924 –, che la mostra prende le mosse: il suo titolo, Il latte dei sogni, è infatti ispirato a un libretto di fiabe scritto e illustrato da Carrington per i suoi due bambini, straordinaria fantasmagoria popolata da personaggi che mutano continuamente dall’umano al naturale, al meccanico. Non solo. Carrington, che raccontava di essere nata dall’incrocio tra una donna e una macchina e che popolava le sue tele di enigmatiche donne-farfalla e altre creature ibride in contatto col regno animale, è lo “spirito guida” scelto da Alemani per accompagnare il visitatore attraverso una rassegna che si sviluppa, dal Padiglione Centrale ai Giardini fino all’Arsenale, attorno a tre tematiche principali: la rappresentazione dei corpi e la loro metamorfosi; la relazione tra gli individui e le tecnologie; i legami tra i corpi e la Terra, in una prospettiva che affonda le radici nella filosofia del postumano e nel pensiero post-antropocentrico di Rosi Braidotti.

59° Biennale di Venezia
courtsey della Biennale di Venezia
59° Biennale di Venezia
Identità ibrida

L’opera di Leonora Carrington, insieme a quelle di Jane Graverol, Eileen Agar, Claude Cahun, Dorothea Tanning, Remedios Varo, Carol Rama e Leonor Fini, è presentata nel Padiglione Centrale in una ricca mostra introduttiva a carattere storico intitolata La culla della strega (in omaggio all’omonimo film sperimentale gotico-surrealista di Maya Deren): è questa la prima di cinque “capsule del tempo”, rassegne tematiche, allestite dal duo di designer FormaFantasma, che intessono rimandi e corrispondenze tra le ricerche delle avanguardie e le esperienze dei contemporanei, tra cui figurano, in questo caso, Ovartaci, transgender danese, l’americana Christina Quarles, la rumena Andra Ursuta e le italiane Sara Enrico e Chiara Enzo. Tutti questi contributi adottano metamorfosi, ambiguità o frammentazione del corpo per contrastare l’idea dell’uomo rinascimentale come centro dell’universo, in favore di un’identità ibrida e fluttuante che superi le contrapposizioni tra maschile e femminile, mente e corpo, umano e non umano. «Il latte dei sogni è sicuramente una mostra trans-storica che mette in dialogo il contemporaneo e il passato anche a distanza di tante generazioni, includendo controstorie e storie di esclusione», spiega Cecilia Alemani, che pone l’accento del percorso sulle nuove produzioni: «Non solo ci sono 180 artiste e artisti che partecipano per la prima volta alla Biennale, ma ci sono anche 80 produzioni assolutamente nuove. Al di là dell’impianto complessivo della mostra, di cui si sta parlando molto, vorrei che ci fosse davvero attenzione per i contemporanei. Che le loro opere acquistassero nuova luce proprio grazie alla relazione con il passato. Mi piacerebbe che le opere di ieri riuscissero a raccontare storie meno note che pure hanno influenzato e ancora influenzano quello che guardiamo oggi».

Tecnologia e linguaggio

Il secondo excursus storico, Tecnologia dell’incanto, è dedicato all’Arte cinetica e programmata: tra le altre, Grazia Varisco, Nanda Vigo, Dadamaino e Laura Grisi dialogano con artiste come la svedese Ulla Wiggen o l’americana Agnes Denes. Il linguaggio come strumento di emancipazione è al centro della terza capsula, Corpo orbita, che si riallaccia alla mostra curata da Mirella Bentivoglio nel 1978 ai Magazzini del sale (Materializzazione del linguaggio) e accanto ai lavori di poesia visiva di Bentivoglio e Tomaso Binga propone, tra gli altri, i grafemi di Carla Accardi. Di diritti delle donne parlano i dipinti di Paula Rego, mentre ampio spazio è riservato alla ricerca sul linguaggio-macchina della tedesca Rosemarie Trockel, premiata con il Leone d’Oro alla carriera insieme alla cilena Cecilia Vicuña, che realizza una grande installazione ispirata al fragile ecosistema della laguna.

Natura e cyborg

Il dialogo tra presente e passato prosegue fittissimo all’Arsenale con la capsula Una foglia, una zucca, un guscio, una rete... che attraverso gli idoli in argilla cruda dell’argentino Gabriel Chaile, le delicate ceramiche della ceca Mária Bartuszová, i video del cinese Zheng Bo e i dipinti dell’eritreo Ficre Ghebreyesus, tra gli altri, parla di un’alleanza tra gli individui e il pianeta. L’ultima capsula, La seduzione di un cyborg, presenta quegli artisti che hanno immaginato nuove interazioni tra umano e artificiale: dalle esperienze delle futuriste Giannina Censi e Regina ai robot dell’austriaca Kiki Kogelnik e ai fiori fantascientifici del giapponese Tetsumi Kudo. L’augurio di Alemani per una rassegna così vasta e ambiziosa è che «i visitatori dopo due anni di pandemia abbiano finalmente l’occasione di vedere qualcosa che manca ai loro occhi da troppo tempo: una grande mostra».

Andrea Avezzu, courtesy della Biennale di Venezia
Gaggiandre, parte dell'Arsenale, una delle sedi della Biennale

Questo approfondimento è tratto dal n. 584 di Arte. Nel numero di Aprile sono presenti 3 articoli di anteprima sulla Biennale di Venezia. La rivista di arte, cultura e informazione è acquistabile in edicola o qui.

Copertina del numero di Aprile del mensile Arte
Arte
Copertina del numero di Aprile del mensile Arte