Tancredi Parmeggiani

Feltre (BL), 25 settembre 1927 - Roma, 27 settembre 1964

Formazione: Tancredi Parmiggiano interrompe gli studi classici per seguire prima il Liceo artistico, poi il Corso libero di nudo tenuto da A. Pizzinato all’Accademia di Venezia, dove conosce E. Vedova, V. Guidi e G. Cadorin.

 

Periodi: le sue prime prove pittoriche mostrano influenze di Van Gogh e per certi aspetti di Modigliani. Dopo un breve soggiorno a Parigi, tiene la sua prima mostra personale a Venezia (1949), presentando opere astratto-geometriche che risentono da un lato del Cubismo orfico di F. Kupka, dall’altro di De Stijl e Kandinskij. Trasferitosi a Roma, conosce Perilli, Turcato e Dorazio e si accosta alla pittura nucleare. Successivamente sviluppa un linguaggio fondato su punti di colore-luce e vorticosi segni automatici, che trova aspetti di affinità con J. Pollock e l’Action Painting americana. Verso il 1960 stringe amicizia con gli esponenti del gruppo astrattista nordeuropeo Cobra e, a Oslo, è colpito dalla pittura di E. Munch. Muore suicida gettandosi nel Tevere.

 

Soggetti: figure e nature morte di tipo neocubista; composizioni astratto-geometriche e, soprattutto, informali.

 

Tecniche: olio, tempera, acquerello, collage, miste, pastello.

Approfondimento su vita e opere di Tancredi Parmiggiani

Tancredi Parmeggiani è nato a Feltre nel 1927 ed è morto a Roma nel 1964.

Comincia a disegnare e a pitturare in tenera età, come egli stesso ricorda: «A quattro anni - annota nel suo diario - disegnavo e modellavo soldatini e cow boys; a sette disegnavo angeli».
Dopo aver interrotto gli studi classici, Romano Conversano lo inizia alla pittura e l'artista frequenta per due anni il Liceo Artistico di Venezia. Nel '43 comincia a frequentare la Galleria del Cavallino, e conosce i fratelli Cardazzo che gli comprano qualche disegno per pochi soldi, che possono appena bastare per qualche album per disegni. Si aggiunge ai Cardazzo uno spedizioniere di Venezia, che prende ad  acquistare qualche prima opera di Tancredi ma soprattutto, gli offre il proprio aiuto in quegli anni.

Nel '47 Tancredi soggiorna a Parigi, attratto dalla pittura cubista che sperimenterà in una serie di autoritratti sino al '48; e nel ’48 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Sandri di Venezia. Presentata da Virgilio Guidi, la mostra rivela un artista già svincolato dalle precedenti esperienze dell'avanguardia storica e in generale da tutte le linee di rottura neocubiste, ma già interessato a proposte costruttive lungo il versante dell'astrazione geometrica.

Nel '50 è a Roma per un anno: conosce Turcato, Dorazio e Perilli e con essi condivide le prime esperienze della pittura nucleare italiana; ricorda Milton Gendel: «Durante quell'inverno di continue baruffe amorose, Tancredi continuò a dipingere, di solito con colori presi a prestito e su carte che gli regalavano gli amici. Faceva la tipica vita dell'artista romantico in una città troppo piccola e impoverita per consentire di vivere un'autentica bohème. Ogni tanto Turcato lo ospitava e incoraggiava...».
Nel '51 Tancredi è nuovamente a Venezia, incontra Cardazzo e Peggy Guggenheim, che resta letteralmente affascinato dal suo talento e gli mette a disposizione uno studio a Palazzo Venier dei Leoni. Qui Tancredi produce le sue opere più interessanti, come le Primavere, in cui si manifesta una certa continuità con il «white writing» di Tobey e in generale con le opere dei pittori dell'«action painting», con cui Tancredi è entrato in contatto, grazie a Guggenheim. Anche J. Aillaud e F. Rieti, che hanno frequenti legami con Parigi e con il mondo dell'espressionismo astratto americano, coinvolgono Tancredi in questa esperienza facendone in quegli anni, e quanto meno per l'Italia, un artista di assoluta unicità.

Nel '53 Tancredi tiene una personale al Cavallino: lo presentano in catalogo Guidi e P. Guggenheim. Tancredi attraversa un periodo particolarmente intenso e sereno. La Guggenheim gli apre le porte del mercato americano, dona le sue opere a musei e a raccolte importanti o le vende ai collezionisti americani che frequentano il suo palazzo. Le sue quotazioni, fino allora bassissime, salgono così a 1.000 dollari (600.000 lire di allora) per i fogli 100x70, tanto che Cardazzo, che vende le stesse opere a 150.000 lire, non può più competere con la Guggenheim e per un certo periodo si vede costretto a cessare le vendite di Tancredi.
Nel '54 l’artista espone con Wols, Tobey e altri al Museo d'arte moderna di Berna, ma nel '55 interrompe il suo sodalizio con la Guggenheim. Si trasferisce per qualche tempo a Parigi dove ha un certo successo; viene invitato da Paul Facchetti a partecipare a due importanti rassegne di «art autre» con due grandi tempere in bianco/nero, ed espone anche alla Galleria StadIer diretta da Michel Tapié.

Intanto la critica, che ha cominciato ad occuparsi di lui sino dal '49, quando Guido Perocco recensisce la sua prima personale è molto interessata alla sua produzione. Tra i critici che maggiormente lo seguono, oltre a Perocco che lo sostiene particolarmente negli anni veneziani, vanno annoverati almeno Tristan Sauvage (alias Arturo Schwarz) e Marco Valsecchi.

 

Il '58 è l'anno della notorietà internazionale: Tancredi espone a New York alla Saudenberg Gallery, a Londra alla Hanover Gallery e a Pittsburgh al Carnegie Institute. Affresca anche una sala del ristorante la Colomba di Venezia e dipinge A proposito di Venezia, pitture a sovrapposizioni in trasparenza di colori a tempera. Accanto a queste opere «lievi», altre, di quegli stessi anni, vengono realizzate con materiali più densi e compatti, come Metafisica e Il cielo, la terra, l'acqua.

Malgrado gli indubbi successi internazionali, l'artista continua ad essere inquieto, insicuro e senza alcuna stabilità economica.
Nel '59 decide di lasciare Venezia e di trasferirsi a Parigi. Offre a Cardazzo di acquistare tutte le tele che ha in magazzino, ma Cardazzo rifiuta perché sa di non trovarsi nella posizione di offrirgli un buon affare e lo consiglia di andare a Milano. Tancredi parte, non più per Parigi, ma per Milano, dove vende per poco tutti i suoi dipinti al gallerista Schettini. Conosce allora momenti di vera e propria indigenza. Prende contatti con Schwarz, che gli acquista degli acquerelli, e con Beatrice Monti (che dirige la Galleria dell'Ariete), dove Tancredi espone nel '59 i quadri della serie A proposito di Venezia. Nel giugno dello stesso anno, Tancredi ormai in piena crisi esistenziale, si reca a Parigi, dove incontra gli artisti del gruppo Cobra e anche Giacometti e Dubuffet. L'irrequietezza non gli dà tregua: è sempre più insoddisfatto di sé e della sua intera attività di pittore.

Nel '60 parte per Oslo, sconvolto dalla pittura di Munch, e riprende dopo dieci anni a disegnare centinaia di fogli, ricominciando daccapo il suo lavoro, alla ricerca di un nuovo linguaggio pittorico. Nasce così la serie delle piccole e grandi Facezie, tra cui W la libertà e Rivelazione: omaggio a Kandinsky.

Rientrato a Milano nel '61, riprende i contatti con Schwarz e stipula un contratto con l'Ariete che organizza una prima esposizione delle opere appartenenti al ciclo delle Facezie, senza che esse però suscitino più alcun interesse tra il pubblico né tra i critici. L’anno successivo a Venezia, Tancredi espone le tele dedicate a Hiroshima: dipinti carichi di angoscia con allusioni alla follia e alla violenza dell'umanità. Ora, alla disperazione esistenziale si aggiunge il dolore che egli avverte con piena consapevolezza per la contraddizione implicita nel ruolo dell'artista, vittima inevitabile di condizionamenti mercantili: Tancredi giunge ben presto alla malattia mentale. Si rifugia a casa della sorella a Venezia. Non dipinge. Vende i telai e i colori. Scrive pagine drastiche, di intensa drammaticità e denuncia parecchi falsi con la sua firma. Nel giugno del '64 è invitato alla Biennale per la prima volta, ma vi partecipa con tre sole opere. In settembre si suicida a Roma, gettandosi nelle acque del Tevere.