Arturo Martini

Treviso, 2 agosto 1889 - Milano, 22 marzo 1947

Formazione: Arturo Martini abbandonata la scuola, lavora come apprendista prima presso un orefice, poi in una manifattura di ceramiche. Nel 1906 entra nello studio dello scultore A. Carlini; a Venezia studia con U. Nono e viene in contatto con il gruppo della Scuola di Burano, nell’ambito del quale conosce G. Rossi.

 

Periodi e Soggetti: le sue prime opere, esposte alle mostre di Ca’ Pesaro, sono influenzate dalle eleganze simboliste del Secessionismo monacense e dalla plastica di M. Rosso. Antesignano del recupero dell’arte etrusca negli anni Trenta, i suoi lavori rivelano, nelle loro forme chiuse, compatte e solide, una purezza di linee e una semplicità formale le cui fonti vanno dal Primitivismo alle linee filanti della verticalità gotica, dalle purezze dei maestri del primo Quattrocento al romantico modellato dalle superfici mosse e vibranti per giochi di luce. Realizza una serie di monumentali sculture in terracotta senza precedenti per dimensioni, fra cui Il sogno e L’attesa. Usa il marmo per la prima volta nel bassorilievo della Giustizia corporativa (1937) per il Palazzo di Giustizia di Milano. A conclusione di un difficile periodo artistico, scrive il famoso La scultura lingua morta, un breve testo in cui proclama la fine della scultura, riferendosi alla crisi e ai limiti della statuaria.