Alfonso Borghi: il pittore
Il suo ritorno a casa
Quarantaquattro lavori realizzati dal 2010 a oggi compongono la retrospettiva di Alfonso Borghi (1944) nella sua cittadina natale, Campegine. Nello spazio espositivo che si trova all’interno della Direzione generale Conad, un’ampia gamma dei suoi dipinti del periodo “informale”, intrapreso negli anni Novanta, si affianca ad alcuni esemplari della sua produzione scultorea in ceramica e bronzo, che porta nelle tre dimensioni le forme astratte che caratterizzano la sua pittura.
Dopo una prima fase segnata da una figurazione di stampo espressionista, a partire dagli anni Novanta il linguaggio pittorico di Alfonso Borghi si stabilizza su un’astrazione che egli stesso attribuisce all’ambito dell’Informale – stile che lo caratterizza tuttora. La personale nella sua Campegine, in provincia di Reggio Emilia, costituisce un “ritorno a casa” per l’artista e racconta gli ultimi quindici anni di questa produzione. Nelle opere esposte, colore e materia rimangono le costanti fondamentali, dando vita nelle loro varie permutazioni e combinazioni a un linguaggio astratto che in diverse occasioni suggerisce a chi osserva forme quasi paesaggistiche, senza però mai esplicitarle. Le ispirazioni dell’artista sono la poesia e la musica jazz, con le loro atmosfere e il loro ritmo, metrico o musicale. La ricerca di collaborazioni con autori di questi due ambiti, in effetti, è per lui un accompagnamento costante della produzione pittorica.
Dopo la rassegna di Campegine, la successiva personale di Borghi sarà in novembre in una mostra imperdibile a Milano, alla Fondazione Mudima.
Con il dipinto Nascondo la notte nella casa a torre (2020), Borghi diventa l’artista più celebrato nella storia del CAM: per lui tre copertine (n. 41, 46 e 58), traguardo prestigioso per un “Maestro ritenuto degno – non a caso – di appartenere alla ristretta cerchia dei maggiori contemporanei”, come scrive Giovanni Faccenda e come spiega Carlo Motta, Responsabile Editoriale del Catalogo.