Valerio Adami

Bologna, 17 marzo 1935

Valerio Adami nasce a Bologna nel 1935 e compie gli studi all'Accademia di Brera, applicandosi presto alla sua attività artistica.

 

Nel ’56 partecipa al Premio San Fedele e nel '57 entra in contatto con il mercante Giorgio Marconi, il cui padre già confezionava per lui telai e cornici. Marconi diviene uno dei primi punti di riferimento di Adami, del quale ricorderà lo stile molto «baconiano» degli esordi, come rappresentato da una delle prime tele entrate in suo possesso: un cane su di una lastra di vetro.

 

È il periodo in cui Adami entra a far parte di un sodalizio di pittori intellettuali, tra i quali emergono figure come Romagnoni e Ceretti, e alla Galleria del Naviglio, nel '59, tiene la sua prima personale. L’esposizione è per l’artista anche l’occasione di presentarsi al mercato dell’arte, vendendo per esempio una sua opera per 50.000 lire dell’epoca a Cesare Tosi, uno dei suoi primi estimatori.

 

Il pubblico reagisce tuttavia con indifferenza, considerandolo un giovane promettente, ma ancora alla ricerca della propria identità; non così la critica che ne sembra incuriosita. Si interessa ad Adami dapprima il pittore e scrittore Emilio Tadini, e ben presto si posa sulla sua arte, l’attenzione di G. GassiotTalbot, Alain Jouffroi, Henry Martin e altri: scrittori e poeti che, occupandosi anche di critica d'arte, dimostrano come Adami sia non soltanto un artista, ma un intellettuale dai molteplici interessi che coltiva rapporti con il mondo della letteratura e della poesia, da cui essi stessi provengono. Adami è un artista infatti che fonda le proprie opere sull’esperienza, la vita, e le proprie relazioni concepite come attività preparatorie, prefazioni alle opere stesse.

 

Dal '60 Adami affianca ai dipinti lavori con materiale giornalistico di attualità, attinto agli uffici stampa; materiale che manipolato dall’artista perde la connotazione cronachistica della realtà a cui è sottratto, ma si trasforma, si disintegra e si ricompone. Adami non può dirsi quindi pittore dell'attualità, ma pittore dell'«espropriazione del reale» che l'attualità al contrario cerca di distruggere. A questo proposito A. Jouffroi osserva che Adami non è soltanto un grande pittore perché ci restituisce dislocate le nostre poltrone, i nostri bagni, i nostri cappelli, le nostre donne nude, ma perché considera il mondo come un uovo, che non può che essere rotto. Non è cioè soltanto un grande artista perché tutti i suoi quadri hanno un interesse sociologico, ma perché sa dominare il materiale d'informazione, analizzarlo e restituirne un'essenza nuova. Selezionato un tema, Adami lo elabora a matita modificandolo con grande libertà fino a farne assumere l'aspetto di una narrazione completa e autosufficiente. Il disegno, inserito in un proiettore, viene proiettato sulla tela dov’è fedelmente riprodotto, e solo dopo viene articolato su di esso il colore secondo uno schema deciso precedentemente, distaccato e astratto. Quando l'opera è terminata i colori sono perfettamente piatti e uniformi. L'assoluta freddezza della proiezione mentale imprime alle sue tele una notevole forza d'urto, che non comunica emozioni ma provoca nell'osservatore il senso di un tragico, non mitigato «dejà vu» che emerge dalla povertà dei materiali e dalla banalità delle situazioni descritte.

 

Adami lavora sempre in modo costante, amando la pittura attraverso la quale si completa e si realizza profondamente. Dal '60 tuttavia, cioè da quando i quadri cominciano a uscire con regolarità e con un certo successo, la produzione prende a calare ma a precisarsi meticolosamente, attestandosi sulla realizzazione di circa 60 quadri l'anno, 3040 disegni e 40 acquerelli.

 

Dagli esordi «baconiani» Adami si allontana elegantemente e, attraversando una certa influenza mattiana (per esempio in Consiglio di amministrazione, Interno pubblico, Esterno pubblico) tra il '60 e il '62, assume una sempre maggiore autonomia del segno. In questi stessi anni vende i suoi quadri attraverso Marconi e un collezionistamecenate: la sua opera è valutata in questo periodo 3/4.000 lire al punto. Ancora nel 1966 una tela 100x81 si poteva acquistare per 200.000 lire.

 

Dopo iniziali influenze di tipo surrealista (in particolare Matta) si orienta verso la Pop Art, elaborando però uno stile del tutto personale. Caratteristiche della sua pittura sono i contorni netti e precisi del disegno, le larghe piatte campiture di colore e l’inserimento di scritte calligrafiche.

 

Soggetti: composizioni complesse di oggetti, figure e ambienti della vita contemporanea scomposti ma riconoscibili. Tra i più noti: interni di bagni, ambienti borghesi, personaggi.

 

Tecniche: olio e, negli ultimi anni, acrilico su tela; acquerello; nella grafica, soprattutto serigrafia.