Giuseppe Capogrossi

Roma, 7 marzo 1900 - Roma, 9 ottobre 1972

Formazione: laureato in Legge, Giuseppe Capogrossi comincia a dipingere nel 1921. Compie il suo apprendistato artistico nello studio di Carena. Dopo un soggiorno a Parigi tra il 1928 e il 1929, viene in contatto con Scipione e Mafai e con loro fonda la Scuola Romana. Inizia come pittore figurativo incontrando un discreto successo, ma improvvisamente abbandona il figurativo per l’astratto.

 

Nella sua monografia su Capogrossi, Michel Seuphor si chiede:

«Da che male fu colpito Capogrossi quando, nel 1949, cessò di essere un ottimo pittore per diventare creatore? Improvvisamente, senza alcun segno premonitore, abbandonò il figurativo per l’astratto, il successo per l’ombra, la carriera per l’avventura, il mestiere per la fantasia, il certo per l’incerto. [...] In quel famoso giorno egli divise semplicemente il destino comune di tanti pittori di questo secolo [...] poiché fu allora che Capogrossi divenne se stesso, fu allora che nacque».

 

Il passaggio all’arte costa non pochi sacrifici e delusioni

 

La prima opera già completamente aderente alla nuova tendenza è del 1949, anno in cui fonda con Burri e Colla il Gruppo Origine. L’anno successivo, a Roma, alla Galleria del Secolo, espone per la prima volta lavori astratti, dipinti in bianco e nero: l’interesse da parte del pubblico e della critica è poco più che tiepido, e non viene venduto alcun lavoro.

 

Fino a ora Capogrossi non è legato a nessun mercante, ma nel 1950 conosce Renato Cardazzo, che lo invita a esporre al Cavallino di Venezia. La mostra passa praticamente inosservata, i visitatori sono scarsissimi e l’unico a occuparsene è un medico di Venezia, che frequenta abitualmente la galleria. Si entusiasma talmente per questi segni disincantati di Capogrossi che Cardazzo gli regala un’opera, per ringraziarlo, perché è l’unico a mostrare apprezzamento per la mostra veneziana. Da qui in poi, Capogrossi affida il suo lessico pittorico a un unico segno, una sorta di tridente o forchetta che riproduce in svariate combinazioni, intitolando tutte le sue opere “Superficie” e numerandole progressivamente.