Anyma - Matteo Militari e Alessio De Vecchi, Angel 1, 20222022
Credits: Palazzo Strozzi

NFT: la digital art è roba da museo?

di Alberto Fiz

Una riflessione sull'arte digitale a Palazzo Strozzi - Firenze

A Palazzo Strozzi, una mostra rigorosa fa chiarezza sulla “creatività” delle ipertecnologie. Marcando i limiti tra sperimentazione e speculazione.

Per oltre un anno gli NFT sono stati la cartina di tornasole di un sistema impazzito, che ha affidato a queste tre lettere magiche i suoi destini. I Non-Fungible Token hanno illusoriamente trasformato la banalità quotidiana in un’esperienza estetica trascendentale. Collezionisti, piccoli risparmiatori, avventurieri, influencer e social addicted sono stati attratti dal Pifferaio magico all’interno di una gigantesca bolla speculativa, che secondo una recente inchiesta del Wall Street Journal nell’ultimo trimestre di quest’anno, complice la guerra e il crollo delle criptovalute, sembra scoppiata con un calo delle vendite del 50% rispetto al medesimo periodo del 2021. Di fronte a un mercato ridimensionato e a un “prodotto” in grandissima parte fasullo, è giunto il momento di fare chiarezza prendendo in considerazione il reale impatto delle nuove tecnologie. Dopo aver assistito a eventi improvvisati e a mostre inguardabili, chi si prende le responsabilità delle scelte è Palazzo Strozzi, spazio atipico nel panorama nazionale, che, senza pregiudizi, propone straordinari percorsi di ricognizione storica insieme a rassegne che analizzano l’attualità nel suo farsi. Così, insieme alla grande mostra su Donatello, è aperta sino al 31 luglio Let’s get digital!, prima rigorosa rassegna in uno spazio fisico italiano sugli NFT a cura di Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, e Serena Tabacchi, direttrice del Mocda, Museo d’arte digitale contemporanea, spazio interattivo online.

La mostra presenta, insieme alle star Beeple (Fond du Lac, Wisconsin, 1981) e Refik Anadol (Istanbul, 1985),

Refik Anadol, Machine hallucinations, Renaissance Dreams, 2022
Refik Anadol, Machine hallucinations, Renaissance Dreams, 2022

artisti che hanno fatto la loro fortuna sul web come Anyma (duo formato da Matteo Milleri e Alessio De Vecchi, chief curator della piattaforma SuperRare), la canadese Krista Kim, l’argentino Andrés Reisinger e lo scultore americano Daniel Arsham. Sebbene gli NFT rappresentino il tratto unificante del progetto, le opere esprimono, come spiega Serena Tabacchi, «l’utilizzo creativo della tecnologia», che passa attraverso immagini generate al computer, video, installazioni multimediali o interventi site specific, come accade per il videowall di nove metri di Refik Anadol (protagonista nel 2021 di una personale al Meet digital culture center di Milano) che accoglie gli spettatori nel cortile di Palazzo Strozzi. In questo caso, le forme dinamiche in continuo divenire ottenute con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (machine learning) creano un’allucinazione in salsa rinascimentale che nasce dalla combinazione coloristica di migliaia di dipinti dal XIV al XVII secolo.

Autenticità

Let’s get digital! va nella direzione giusta. Con un allestimento calibrato e una specifica attenzione all’aspetto didattico (sulle pareti scorre un glossario con i termini che non si può non conoscere, da Crypto art a Smart contract) ribadisce con chiarezza che gli NFT non sono un fine ma soltanto un mezzo: il loro scopo è eminentemente pratico, ovvero certificare qualunque contenuto digitale attraverso la blockchain, una catena di blocchi che rende i file crittografati non modificabili, registrati in un archivio dove tutti li visualizzano ma solo uno li può possedere. È intorno a quest’aura di autenticità e di unicità che si gioca la vera partita del mercato e il sogno del possesso. Nulla di più e sarebbe sbagliato parlare di un movimento o di una tendenza legata agli NFT.

Daniel Arsham, Eroding and reforming bust of Rome
Palazzo Strozzi
Daniel Arsham, Eroding and reforming bust of Rome
Selezione di qualità

L’estetica digitale è un’altra cosa. E mentre sulle piattaforme più diffuse come Open-Sea si ammassano prodotti scelti senza discernimento, lo sforzo della rassegna è quello di tentare una selezione di qualità scegliendo artisti che pur nella diversità utilizzano le nuove tecnologie con consapevolezza e rigore. Il dado è tratto e i risultati sono apprezzabili anche se si fatica a individuare un linguaggio realmente innovativo.

Anyma, per esempio, conosciuto per i suoi progetti di musica techno, propone angeli ibridati che generalmente appaiono durante gli spettacoli dal vivo dove l’effetto immersivo e sensoriale è smorzato dalla presenza di icone vicine al contesto pubblicitario. Più sofisticato il progetto di Krista Kim che con la sua House of Mars arreda gli ambienti con oggetti di design minimal implementabili sia nel mondo reale sia nel metaverso, inventando così una linea di produzione assai prolifica. Per quelli della vecchia generazione, tuttavia, le ville dei film di James Bond erano più intriganti. Dialoga con le potenzialità della blockchain Daniel Arsham, che riflette sulla precarietà delle forme plastiche proponendo una scultura digitale ispirata a un busto del Louvre che si forma e si distrugge in modo perpetuo. Operazione ben congegnata, peccato che la poetica del frammento sia vecchia come il mondo.

Malgrado il video digitale di Andrés Reisinger sia quello tecnologicamente meno innovativo, è sicuramente tra i lavori più riusciti della mostra. Per realizzare Arcadia, cortometraggio su tre schermi, l’artista ha collaborato con la poetessa russa Arch Hades e con il musicista portoghese André Allen Anjos, in arte RAC, dando vita a un’opera intensa, dall’atmosfera metafisica, dedicata alla filosofia e alla perdita del sapere nell’era tecnologica.

Beeple Everydays INFECTED CULTURE DAY, 2020
Beeple Everydays INFECTED CULTURE DAY, 2020

E che dire di Beeple, mister 69 milioni (totalizzati l’11 marzo 2021 da Everydays: The first 5000 days da Christie’s), diventato il terzo artista vivente più pagato al mondo preceduto solo da Jeff Koons e David Hockney? Il suo collage in progress si ispira al web e non risparmia colpi bassi all’osservatore con riferimenti alla cultura pop, al fanta-horror e irriverenti allusioni al mondo politico e finanziario: da Donald Trump che allatta Joe Biden a Elon Musk raffigurato come Big Jim. Con un’iconografia graffiante e corrosiva, Beeple ci mette in guardia di fronte alle bruttezze che invadono i social catturando like a non finire e denuncia lo stesso sistema che lo ha portato al successo. Al di là di ogni considerazione, la mostra rivela, come afferma Arturo Galansino, che «la rivoluzione digitale è in atto, rendendo sempre più flebile la distinzione tra reale e virtuale».

Il mondo fisico sembra non bastare più e gli artisti, da Damien Hirst a Urs Fischer, stanno prendendo posizione nel metaverso. Jeff Koons ha addirittura deciso di mandare le sue sculture sulla Luna e di lasciare in cambio ai suoi collezionisti gli NFT. In fondo, quello che conta è il certificato. Tutto il resto è noia.

Questo approfondimento è tratto dal n. 587 di Arte. La rivista di arte, cultura e informazione è acquistabile in edicola o qui.

Copertina Arte Luglio 2022
Arte
Copertina Arte Luglio 2022