Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più
Credits: @lavenariareale su instagram

Giovanni Anselmo al Guggenheim di Bilbao

di Alberto Fiz

La mostra-testamento del maestro dell'Arte Povera

La mostra-testamento del protagonista dell’Arte povera, che con le sue opere ha indagato l’intima connessione tra l’io e l’universo: è "Anselmo. Oltre l'orizzonte", visibile dal 9 febbraio al 19 maggio al Guggenheim Bilbao, sede spagnola del grande museo di arte contemporanea di New York.

Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più
@lavenariareale su instagram
Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più

Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più.

Sembra un testamento spirituale l’opera di Giovanni Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, 1934 – Torino, 2023) dal titolo così profondamente evocativo, realizzata per la prima volta nel 2001 con sei lastre di granito nero incise. In base a un processo millenario, la distanza tra cielo e terra tende a ridursi e questo fatto, non avvertibile in se stesso ma reso riconoscibile dall’artista, ci rende partecipi di una storia che non ha fine. Ora Anselmo, che ha sempre indagato l’intima connessione tra l’io e l’universo, è una di quelle stelle. La sua scomparsa è avvenuta il 18 dicembre scorso all’età di ottantanove anni, mentre stava lavorando con entusiasmo alla grande retrospettiva con oltre 40 opere provenienti dalle maggiori istituzioni italiane e internazionali, che il 9 febbraio s’inaugura al Guggenheim di Bilbao.

 

«Con Giovanni ho collaborato per un anno e mezzo», spiega Gloria Moure, curatrice di questa mostra e di quella del 1995 al Centro Galego de arte contemporánea di Santiago di Compostela. «Non stava bene e venivo spesso a Torino per discutere del progetto. Lui, con il consueto garbo e gentilezza, interveniva su ogni minimo dettaglio, verificando le grandi maquette in 3D che si era fatto preparare». Il suo apporto è stato fondamentale e per questa occasione ha voluto realizzare un’opera nuova, Mentre verso oltremare il colore solleva la pietra, concepita specificatamente per dialogare con lo spazio di Frank O. Gehry. Il lavoro, realizzato con pietra calcarea estratta da una cava di Lastur, nei Paesi Baschi, appartiene a una serie iniziata negli anni Ottanta dove la lastra posizionata in verticale sembra essere sollevata dal colore blu disposto sulla parete, un segno nello spazio che modifica radicalmente la percezione dell’oggetto fisico: «Il termine oltremare», ha scritto Anselmo, «nasce da un indefinito luogo d’origine, cioè come un colore portato da oltremare. Indica un luogo al di là delle pareti verso cui si muovono insieme le opere e lo spettatore».

Sembra una favola, invece è la dimostrazione che è la pittura a sostenere il peso della pietra.

Verso oltremare, 1984
Giornale dell'arte
Verso oltremare, 1984
Energia

La ricerca dell’altrove rappresenta una costante e questo è tanto più significativo per un artista che rende fisica la propria esperienza eliminando qualunque forma rappresentativa o simbolica. Tensione, compressione, orientamento, energia, campi gravitazionali, transitorietà e processualità sono aspetti determinanti di un percorso fortemente identitario che rende Anselmo un punto di riferimento imprescindibile nell’ambito dell’Arte povera, il movimento che ha frequentato da antidivo evitando ogni forma di narcisismo. Sempre schivo e riservato, quasi stupito del successo internazionale e dell’influenza che ha avuto sulla generazione dei più giovani (da Arcangelo Sassolino a Gianni Caravaggio e Francesco Arena), mi confessava durante una rara intervista, realizzata nel 2011 in occasione di una mostra alla galleria Fumagalli di Bergamo, come

«negli anni Sessanta non ci si poneva direttamente l’obiettivo di cambiare la situazione ma, nella sostanza, il linguaggio modificava il suo modo di essere».
Quanto all’Arte povera, diceva con un filo di sarcasmo,
«è stato un timbro di fabbrica e certamente una formula strategica di successo: Germano Celant aveva costruito una teoria che era un po’ come una nuvola che comprendeva il lavoro di tutti. Ognuno, però, aveva il suo lavoro, ognuno aveva un suo modo di essere, un suo mondo creativo».

 

L'invisibile

La rassegna proposta al Guggenheim prende le mosse da La mia ombra verso l’infinito dalla cima dello Stromboli durante l’alba del 16 agosto 1965, un’opera fotografica del 1965 che rappresenta il viatico del suo lavoro. In quella circostanza, Anselmo ebbe la sensazione che la propria ombra fosse inclinata verso l’infinito, che non esistesse più, ma si proiettasse nello spazio prendendo coscienza di essere parte di un universo in perenne trasformazione. Una riflessione sull’esistenza che lo condurrà a sviluppare un’indagine secondo cui le azioni non sono fini a se stesse, ma danno vita a un processo che investe la dimensione mentale: «L’invisibile è quel visibile che non si può vedere», ha affermato. Proprio come avviene per l’energia, che pur non comparendo si manifesta attraverso il suo agire. Le sue realizzazioni paradigmatiche ci pongono di fronte a fenomeni apparentemente elementari che contengono il mistero. Come avviene nel caso di Respiro del 1969, dove compare una spugna inserita tra due sbarre di ferro. L’elemento sintetico “respira” in quanto il ferro si ritira col freddo e si dilata col caldo, in un’installazione che evidenzia l’imperscrutabile. In Senza titolo (scultura che mangia l’insalata), un altro celebre lavoro del 1968, è sufficiente un cespo di lattuga per mantenere l’equilibrio precario tra due blocchi di granito. Man mano che l’insalata appassisce, si determina il progressivo scivolamento di uno dei due elementi che procura la sparizione dell’opera perdendo l’aura romantica della sua immutabilità.

 

A ben vedere, i lavori di Anselmo sono corpi che vanno nutriti, subiscono il deperimento e vanno incontro alla morte. Sono come noi siamo e forse questo è il segreto della poesia che circonda il suo lavoro:

«Non mi sento un poeta ma se c’è qualcuno che trova un po’ di poesia in quello che faccio non posso che esserne contento».

Senza titolo (scultura che mangia l’insalata)
Anna Tognoli
Senza titolo (scultura che mangia l’insalata)

Questo approfondimento è tratto dal n. 606 di Arte. La rivista di arte, cultura e informazione è acquistabile in edicola o sul sito di Cairo Editore.

Arte Febbraio 2024
Cairo Editore
Arte Febbraio 2024